18 settembre 2008

L'altra Sirio

A distanza di qualche settimana dal debutto di un più o meno neonato gruppo di persone, mi trovo a fare alcune riflessioni. Torno indietro e osservo. Cerco di descrivere le mie emozioni e la parola che le può racchiudere tutte è “agrodolce”.

Comincio a scorrere col pensiero i momenti piacevoli trascorsi con gli altri del gruppo e sento ancora l’energia di attimi che è difficile descrivere perché sempre diversi, magicamente intensi.

Rivedo le peculiaritá di ogni personaggio ed il temperamento delle persone che lo interpretano, le difficoltà, tante,  perché il teatro non è un affare da poco, secondo me il teatro é:

mettersi in gioco, tenacia, follia, è sbagliare perché si è umani, sbagliare perché nessuno è una macchina, sbagliare imparando, perché nessuno nasce attore, accettare le critiche costruttive e gli umori degli altri, è piangere quando sei coinvolto, è ridere per stupire, è accettare i ritardi, i propri e quelli degli altri, i ritardi alle prove, i ritardi nel dire le battute, è sorvolare quando si fanno certi discorsi che sono detti solo per ferire o per invidia, o per ignoranza, o per arroganza …

Il teatro è riconoscere i propri limiti e le proprie debolezze, anche quando sembra di non averne, anche quando si pensa di essere arrivati, di essere “attori”.

Rivedo ancora l’entusiasmo di chi sente la forza di un gruppo, di chi parte con convinzione, di chi non conosce eppure si fida, di chi non osa fare domande perché attende lumi o perché è timido e si vergogna, di chi vorrebbe dire la propria ma la sua voce è sovrastata da chi ce l’ha più alta o da chi la sa più lunga, forse ….

Rivedo i visi e le espressioni di chi accetta in silenzio ritmi che stancano, che innervosiscono …

Eppure si è andati avanti, eppure si è arrivati in fondo, eppure l’applauso c’è stato, fosse anche quello del parente o dell’amico che è pur sempre una dimostrazione di affetto, è un modo di dire al “proprio” attore: sei stato bravo, continua così, sei forte!

Questo gruppo merita il rispetto, il plauso, le lodi che si è guadagnato anche per il solo fatto di aver accettato tutto, senza tirarsi indietro, senza rinunciare, ma rinunciando a tante altre piccole cose, che seppur piccole, sono parte della vita di ognuno e vanno considerate.

Il teatro è amore per la vita e non é pura competizione tra compagnie, tra attori. Non è luogo di pregiudizio o giudizio, non è perdita di tempo.

Il teatro è amore per l’altro qualunque età anagrafica, età “teatrale”, età “mentale” abbia, ma è soprattutto amore per se stessi. Il teatro è maturità.

Tutto questo semplicemente per rinnovare i miei ringraziamenti a tutti coloro che assieme a me ce l’hanno messa tutta, a prescindere dal risultato, che, secondo me, visti i presupposti, i tempi e le questioni di vita di ognuno, è stato semplicemente grandioso.

Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale.

Stefania, umilmente in arte Julie

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