L'odore del legno, dell'impregnante,
dei colori ancora freschi, della colla.Il palco di un teatro, anche piccolo, vecchioe dimenticato dalla gente, è un insieme di odori.Forti e acri.Quando il palco è vuoto e le assi sonolibere dai chiodie dalle scenografie si può veramente sentire l'odoredello spettacolo.Mi tolgo le scarpe, cammino sulle assi, sento lepiccole schegge dell'ultima frettolosa partenza,dei momenti finali di un successo o di un disastroannunciato.Le assi si muovono, sono vive, ma cos'è che le rende vive,energiche?Perchè le assi del pavimento in legno, magari pregiato,di un appartamento non sono così vive, così forti,così piene?E' come se le assi riuscissero a raccoglieree trattenerela forza dei passi, del sudore, delle urle, delle lacrime.L'odore del legno rappreso di vita e di dolore aspetta soloqualcuno che lo tocchi, che lo riscopra.I miei piedi sono la parte che mi tiene a contatto con la terra.Amo correre, camminare, girare avanti e indietro sul palco.E' l'unico posto che a sessanta centimetri di altezza riescea mantenere forte e costante il legame con la terra.Accendiamo le luci, indossiamo i vestiti di scena, montiamole scenografie.Discutiamo, ripetiamo le nostre battute, ci arrabbiamo edesplodiamo di gioia dopo il primo applauso.Quando ce ne andiamo loro restano. Le assi di legno.Loro ricordano.Loro sanno se i nostri piedi erano contratti dallapaura dentro le scarpe.Loro sanno se stavamo sudando freddo cinque minuti prima dientrare in scena.Loro sanno l'acqua che abbiamo bevuto per cercare di liberarela gola dal senso di soffocamento, di ansia.Loro hanno sentito le vibrazioni della nostra voce quandorecitavamo quel passaggio che ci lega ad altri ricordi, ad altridolori.L'odore del legno di un palco.Sessanta centimetri più in basso non lo senti. Non puoi.Lassù sei in cima al mondo. E negli abissi più profondi.Nicola Biada
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